L’estate è sempre stata la stagione delle uscite di nicchia, di quei titoli che durante il resto dell’anno verrebbero oscurati da titoli di maggior richiamo. Piranha Bite ha sempre sfruttato questa stagione per lanciare i titoli appartenenti alla saga di Risen, figlio di quel Gothic che tanto ha meravigliato i giocatori di mezzo mondo. Con questo terzo capitolo saranno riusciti a ragiungere i fasti di un tempo? Scopriamolo.
TUTTI ALL’ARREMBAGGIO
Dopo un primo capitolo spigoloso e completamente votato al fantasy di stampo classico, la saga ha intrapreso un percorso diverso, andando a creare un universo di gioco sempre con le stesse linee guida ma di ambientazione piratesca. Niente più maghi, niente barbari o nordici, solo guerrieri, spadaccini e sciamani voodoo, con qualche lieve concessione a personaggi di stampo più classico.
Una volta atteso il tempo necessario all’installazione obbligatoria del titolo, ci troveremo sul nostro veliero e verremo abbordati da una nave fantasma; svegliatici da questo breve sogno sbarcheremo alla Costa dei Granchi, acconpagnati da una vecchia conoscenza, Sorella Patty, e ci dirigeremo alla ricerca di un particolare tesoro. Una volta giunti a destinazione, scopriremo che il nostro obiettivo è presidiato da un signore non morto, una Shadow, che ci ucciderà e ci priverà della nostra anima.
Quando le nostre avventure sembrano ormai finite, un giovane pirata ci porterà in vita e da qui inizieranno le nostre vere avventure, che ci porteranno a visitare locazioni lussureggianti, basi coloniali e perfino ad incontrare il protagonista del precedente episodio. Per chi se lo stesse chiedendo, non è necessario aver giocato i due capitoli precedenti per poter assaporare gli eventi che ci porteranno alla conclusione, grazie anche al cambio di protagonista ed alla volontà degli sviluppatori di distaccarsi parzialmente da entrambi i capitoli precedenti e creare un prodotto che si collochi a metà strada tra i due prodotti precedenti.
CARAIBI ARRIVIAMO
Il mondo di gioco di Risen 3 si presenta fin da subito vasto e pieno di cose da fare, con ben otto isole (compresa l’Isola dei Granchi che fa da introduzione), tutte farcite di segreti, quest e personaggi con i quali interagire. Ogni isola regala uno stile unico, che va ad enfatizzare l’originalità e l’inventiva degli sviluppatori, spaziando da castelli a rovine di civiltà perdute, passando per grotte, foreste e chi più ne ha più ne metta. Altra nota di merito va all’estensione delle varie locazioni, tutte di dimensioni ben più che generose e che necessitano di diverse ore per essere esplorate a dovere. Con l’avanzare della storia, arriveremo ben presto a poterci tramutare in un pappagallo per muoverci più agilmente o attivare pietre particolari che fungono da teletrasporti tra le varie locazioni sbloccate. Per fortuna l’esplorazione risulta abbastanza piacevole, grazie sopratutto agli incantevoli scenari che ci troveremo ad ammirare, nonostante si nota che il titolo è sceso a non pochi compromessi per girare su console.
Parlando di mera tecnica, il comparto texture non ci ha certo fatti gridare al miracolo, risultando piacevole nel complesso ma piuttosto scarno se osservato nel dettaglio, così come la modellazione poligonale dei protagonisti, non ai livelli di produzioni ben più blasonate. Buono invece il framerate anche se non raramente scende ai livelli di guardia, soprattutto con un pò di confusione a video. L’illuminazione invece dona al quadro d’insieme un aspetto ben più che dignitoso, andando a creare paesaggi e scorci in alcuni casi veramente suggestivi.
OLD SCHOOL RPG
Come da tradizione, il titolo Piranha Bite si fa apprezzare dai giocatori vecchia scuola, coloro che cercano un titolo con decine e decine di incarichi principali e secondari, con alleanze, sviluppo non lineare nella narrazione e negli eventi e, sopratutto, con un tasso di sfida che li sappia stimolare. In questo frangente Risen 3 fa egregiamente il proprio dovere, presentandosi come un prodotto estremamente completo e con possibilità di approcci multipli sia alle vicende che ai combattimenti. Per iniziare, il nostro personaggio partirà come un involucro vuoto, senza un percorso preimpostato da una classe scelta in partenza. Per incrementare le nostre caratteristiche dovremo acquisire punti gloria mediante il completamento degli incarichi che i vari NPC ci forniranno durante le nostre peregrinazioni e niente e nessuno ci vieterà di creare un eroe in grado di fare tutto, anche se noi personalmente lo sconsigliamo caldamente.
Il combat system si rivela ancora una volta ambiguo, sia per la sua stessa natura storica che per alcuni difetti che si porta dietro dai capitoli precedenti; gli scontri si rivelano ostici, dinamici e ci costringono a dosare attentamente la schivata e la parata, costringendoci a valutare bene le aperture dei nemici per portare a segno i nostri attacchi rischiando quanto meno sia possibile. Il sistema di targeting dei nemici non sempre si dimostra funzionale, così come l’inquadratura, che ci creerà non pochi problemi durante le prime fasi di gioco e durante i combattimenti più caotici, rendendoci alquanto difficoltoso capire come e da dove ci stanno attaccando.
LA STORIA SI RIPETE
Arriviamo a parlare delle problematiche di questo terzo capitolo della saga Risen. Possiamo tranquillamente soprassedere su alcune sviste relative all’aspetto tecnico del titolo, figlio di un porting da PC che non ha permesso uno sviluppo dedicato esclusivamente alle console, ma non possiamo più chiudere gli occhi su cali di framerate, tearing e difettucci vari che a nostro parere si potevano risolvere con una pulizia un pò più curata del codice dedicato alla versione console.
Altra nota dolente è lo stesso sistema di combattimento, troppo spigoloso per i neofiti del genere, che si troveranno non poco in difficoltà, principalmente a causa del targeting e dell’inquadratura, come citato poco sopra, sia per un sistema di hit point che non sempre si comporta come dovrebbe.
Con l’arrivo della nuova generazione, è difficile poter accettare questi compromessi su di un hardware che ormai gli sviluppatori conoscono alla perfezione e che in molti hanno sfruttato oltre ogni più rosea aspettativa.