I Piranha Bites tornano su console con la conversione del loro ultimo lavoro uscito da qualche mese su pc. L’attesa sarà stata ripagata?
La Spada, il corvo e il mare…
Risen 2: Dark Waters riprende direttamente da dove era rimasto il primo capitolo, con il nostro eroe senza nome entrato a far parte dell’inquisizione (che altro non è che la marina) dopo aver distrutto il titano del fuoco; il nostro verrà richiamato sulla torre di guardia per scrutare l’orizzonte e vedere l’ennesima nave che si avvicina al porto venire stritolata e mandata a fondo da quello che sembra un Kraken. Da qui inizia la nostra avventura: veniamo mandati in cerca di superstiti sulla spiaggia, dove possiamo iniziare a familiarizzare con il sistema di combattimento, e sempre qui incontriamo il primo membro del party, Patty, che ci introdurrà a quella che sarà la Main Quest. Di li a poco ci troveremo banditi dall’inquisizione e ad intraprendere la carriera del pirata, con lo scopo di trovare gli artefatti necessari a fermare il cattivo di turno, Mara, una “divinità” liberata da quattro pirati durante un saccheggio finito male. Questo l’incpit che ci portera a navigare come pirati, ad esploare isole più o meno civilizzate e ad affrontare un cospiquo quantitativo di nemici e compiti.
Essere un pirata …
Piranha Bites ci ha sempre abituato ad esperienze di gioco molto “core”, dove niente viene regalato al giocatore e dove il minimo errore può costare molto caro. Risen 2: Dark Waters non fa eccezione. Il vostro alterego, inizialmente, è di una debolezza disarmante, obbigando il giocatore a pianificare ogni incontro e ad evitare gruppi troppo numerosi di nemici, che anche se deboli possono crearvi qualche grattacapo.
Non avrete una mappa dinamica della zona in cui siete, nè indicatori che vi indichino dove andare in modo dinamico. Troverete alcune segnalazioni grossolane su una mappa statica dell’isola dove vi trovate, e questo fa si che l’immersività ed il realismo aumentino, ma spesso questo sistema di orientamento porta a sprecare decine di minuti solo per trovare l’ingresso alla zona interessata. Spesso infatti capiterà di passare più volte dal medesimo posto sopratutto se il luogo dove vi trovate non lo conoscete abbastanza, e un’eccessiva somiglianza di tutte le ambientazioni principali dovuta alla “monotonia“ della foresta tropicale ed un design un pò troppo riciclato di certo non aiuta in tal senso.
Passiamo ora al sistema di sviluppo del personaggio, che si basa sui canonici punti esperienza, qui chiamati “Gloria”, ottenibili completando quest ed uccidendo nemici e selvaggina. Le abilità, invece, riprendono quanto visto nel capitolo precedente e nella serie Gothic; una volta che avrete il livello necessario potrete andare da un maestro e farvi insegnare ad utilizzare al meglio le vostre abilità e gli oggetti, ed imparare gli attacchi speciali, tutto questo in cambio di con un cospiquo quantitativo di oro. Il sistema sembrerebbe funzionare, se non fosse per un eccessivo valore del denaro; oggetti rarissimi e quasi introvabili vengono valutati pochissimo, mentre un addestratore richiede dalle 500 alle 1500 monete d’oro per insegnarvi qualcosa. Questo produce un cattivo effetto sull’esperienza, sopratutto se si pensa che avanzando nel titolo troverete tesori di grandi pirati che a malapena vi permettono di imparare un’abilità (e son classificati come tesori “leggendari”).
Altra pecca riguarda il combat system; le armi corpo a corpo si comportano tutte allo stesso modo, nonostante si dividano in armi da taglio e da punta, e le animazioni rimangono le medesime per tutta l’avventura. Le armi da fuoco, novità di questo capitolo, comprendono vari tipi di pistole che purtroppo sono mal bilanciate, richiedendo intervalli tra un colpo e l’altro veramente troppo lunghi (dai 15 ai 30 secondi); i fucili invece risultano devastanti, con tempi di carica ridottissimi (2-3 secondi) ed un valore in danni elevatissimo.
Potrete inoltre imparere il voodoo, unica pratica magica del titolo, che vi permetterà di evocare spettri in vostro soccorso o di indebolire i vostri bersagli. Ovviamente vi sono tutte le abilità di contorno, come rubare, intimidire, eloquenza e tante altre, sempre subordinate ai vostri parametri ed agli istruttori. Il problema è che non rischierete mai di fallire se il vostro parametro soddisfa i requisiti, sia che si tratti di forgiare una spada leggendaria, sia che si tratti di derubare un ladro.
Le quest, presenti in grande numero, non presentano una varietà esponenziale ma sufficiente a smorzare quella ripetitività di fondo vista in Skyrim o nei titoli del genere; essendo il titolo privo di una mappa dinamica, si è spesso costretti ad ascoltare attentissimamente il dialogo con gli NPG dalle quali apprendiamo i nostri compiti ed a riascoltarlo dal menù, in modo da sapere cosa fare e come farlo; è un peccato che se si salta uno dei passaggi previsti dai programmatori nello svolgimento delle quest, queste vengano considerate fallite anche se si è giunti al medesimo risultato.
Risen 2 – Bug Waters
L’aspetto tecnico del titolo presenta pregi e difetti; la conversione da PC si è portata in dote grossi problemi di ottimizzazione che limitano in maniera pesante il valore complessivo dell’opera. Le foreste risultano realistiche, ben texturizzate, luminose e ben disegnate, ma peccano di un’eccessiva somiglianza reciproca. Il design delle mappe è sempre abbastanza simile, non spiccando per originalità. Eccezioni di pregio sono alcune isole nella parte finale del titolo, dove le tonalità cromatiche e l’ambiente cambiano drasticamente.
L’illuminazione, completamente dinamica su PC, su console è stata resa statica, portando ad aumentare o diminuire il contrasto di tutta la scena a seconda se è presente o meno una fonte di luce nel campo visivo del giocatore, creando non pochi problemi durante la notte.
Nonostante la mole poligonale e le texture non siano ai livelli di Skyrim o di Mass Effect 3, il titolo Piranha perde spesso colpi, arrivando a scattare in maniera indicibile con pochissimi nemici a schermo ed in situazioni totalmente randomiche, segno di un’ottimizzazione mancata o fatta in fretta e furia; si notano fenomeni di pop-up eccessivo, sia post caricamento sia durante l’esplorazione ed un tearing molto marcato.
Fortunatamente il doppiaggio risolleva l’aspetto tecnico, con dialoghi ben recitati (in inglese e solo sottotitolati in italiano) e carismatici e personaggi ben delineati.