Quando c’è il passaggio del testimone da una software house all’altra non si sa mai cosa aspettarsi, soprattutto se la nuova prescelta riuscirà a dare il giusto proseguo ad una serie che ha riscosso grande successo in passato. Certo Remedy non è andata a caso ed ha deciso di lasciare lo sviluppo di Max Payne 3 al team di Rockstar Studios, software house che in questa next-gen ha sfornato solamente titoli degni di rispetto. Sicuramente i fan della serie si aspettano molto da questo terzo capitolo, ma bisogna vedere se il nuovo team ha deciso di mantenere le basi di un gameplay già consolidato o di dare un netto taglio proponendo qualcosa di inedito. Scopriamolo insieme.

La disperazione di un uomo
Max è decisamente cambiato rispetto a come lo avevamo lasciato. La sua sete di sangue e vendetta dovuta all’omicidio senza scrupoli della moglie e della figlia ormai era andata svanendo, e si è trasformata in un tunnel del quale Max è ormai schiavo, fatto di depressione, alcool e droga.
E’ in un bar del New Jersey quando un suo compagno di nome Passos lo invita, e convince, a lavorare insieme per una ricca famiglia di San Paolo: i Branco. Max per questa scelta è costretto ovviamente a trasferirsi, cosa che potrebbe dare una svolta alla sua vita ed al suo stato d’animo, ma purtroppo non è così e continua imperterrito ad alcolizzarsi e ad ingerire pillole.
Ma è proprio durante un giorno come un altro che si accorge che qualcosa non va, e che il lavoro che sta svolgendo lo sta portando verso problemi da non sottovalutare, e che proteggere i Branco non è affatto cosa facile.
Alcuni dettagli infatti non gli sono stati specificati all’assuzione, come ad esempio che questa famiglia tanto ricca è presa di mira da un gruppo di criminali, e spetta proprio al nostro protagonista andare a stanarli. Inizia così un’avventura fatta di piombo e colpi di scena, arricchiti da personaggi a volte fuori dal comune e da una buona quantità di flashback che ricostruiranno la vita passata del protagonista. La narrazione è a dir poco fantastica, curata sotto ogni dettaglio, con una regia che potrebbe far invidia a molti registi cinematografici. Per l’intera durata del titolo, diviso in 14 capitoli per una durata di circa 10/12 ore, rimarremo sbigottiti davanti al lavoro svolto da Rockstar Studios, che continua imperterrita a non voler dar tregua ai titoli concorrenti.

Azione pura
Max Payne, per chi non lo sapesse, è un action in terza persona, dove il protagonista è sempre armato con qualche gingillo che possa sparare. Rockstar con questo terzo capitolo ha ovviamente continuato su questa andatura, tenendo molto in considerazione le linee guida del gameplay che siamo stati abituati a vedere nei precedenti due capitoli. Aspetto da sempre caratteristico di questo titolo è il Bullet Time, che permette di rallentare il tempo durante le sparatorie per poter evitare proiettili o mirare gli avversari repentinamente. Ci si accorge sin da subito che Max Payne non è come altri titoli di Rockstar, come GTA o Red Dead Redeption dove è possibile vagare per un mondo intero in cerca di missioni; la sua caratteristica principale è la semplice e pura azione, fatta di ricche sparatorie che si presenteranno spesso durante l’andamento abbastanza lineare della trama.
I comandi associati al pad sono sin da subito intuitivi, specie per chi ha già manualità con gli FPS ed i TPS in quanto la configurazione è praticamente identica a quelle già collaudate in altri titoli. All’inizio del titolo potremo scegliere come vogliamo impostare la mira, e le opzioni sono automatica, semiautomatica e manuale. La differenza tra la prima e la seconda opzione è che, mentre l’automatica aggancia e segue il nemico, la semiautomatica punta l’avversario quando il mirino è nelle sue vicinanze ma poi sta al giocatore continuare a seguirlo. Con l’opzione manuale viene ovviamente gestito tutto dal giocatore, setting che noi consigliamo di scegliere per gustarsi al meglio l’esperienza di gioco e per non rendere tutto troppo semplice.
Passando all’azione nuda e cruda potremo scegliere di affrontare gli scontri in due modi diversi, il primo sfruttando il sistema di coperture mentre il secondo buttandoci nella mischia trivellando di colpi tutti coloro che ci capitano sotto tiro. Nel primo caso è necessario un minimo di tatticismo in più, in quanto dovrete fare i conti con l’usura dei ripari che andranno man mano rompendosi sotto il fuoco nemico ed è quindi necessario trovare sempre nuove punti dietro cui proteggersi. Ma per godersi a pieno il titolo la scelta “spacco tutto” è quella più azzeccata, complice una freneticità più accentuata degli scontri, ed in questo caso gioca un ruolo fondamentale l’utilizzo del Bullet Time, utilissimo nei momenti più concitati e gestito da una barra a cui bisogna far attenzione per poter capire quanto tempo abbiamo a nostra disposizione.
Un’altra scelta fatta da Rockstar per questo titolo è quella di limitare l’arsenale che è possibile equipaggiare; tra la tanta varietà messa a disposizione Max potrà portare con sé un massimo di due armi leggere ed una  pesante, scelta che potrebbe far storcere il naso a qualche giocatore ma che secondo noi è invece molto azzeccata. Nonostante questa limitazione avrete pochi problemi dal punto di vista delle munizioni, in quanto a volte vi capiterà di essere a secco ma ci sarà sempre la possibilità di rimpizzare subito le proprie scorte.
Oltre a tutto questo il nostro protagonista può stendere gli avversari a mani nude, scelta che si preferisce solamente quando è un nemico ad avvicinarsi, e raramente vi butterete nella mischia per intraprendere una scazzottata.

Oltre la storia
Per arricchire l’esperienza di gioco e per aumentare la longevità del titolo Rockstar ha pensato bene di aggiungere alcune modalità. A contornare la campagna single player troviamo due modalità arcade, Ultimo Respiro e Sfida a Punti. La prima è una sfida contro il tempo, dove abbiamo a disposizione un solo minuto per poter portare a termine i capitoli della campagna ma ad ogni uccisione effettuata si aggiungeranno alcuni secondi bonus; con la seconda invece avremo un contatore di punti che aumenteranno per ogni uccisione effettuata e diminuiranno per ogni colpo che ci ha colpito o per ogni dose usata di antidolorifici (utili per ripristinare l’energia). Entrambe queste modalità sono inserite in un sistema di classifiche a livello mondiale, raggiungibili facilmente attraverso un’apposita schermata, e durante la partita potremo vedere in un attimo il miglior risultato ottenuto sino a quel momento in quel determinato capitolo.
Accanto a tutto questo troviamo anche un comparto multiplayer online, composto da quattro modalità che possono ospitare fino ad un massimo di 16 giocatori. Accanto agli ormai immancabili deathmatch a squadre o tutti contro tutto troviamo Payne Killers e Gang Wars. La prima ricalca le orme della modalità Dead Man Walking già vista in Max Payne 2, dove due giocatori impersonano Max e Passos e devono resistere ai restanti 14 giocatori in ballo; basta la morte di uno dei due protagonisti e verrano scelti altri due candidati (in base ai danni inferti ai due avversari) per prendere il loro posto. Molto interessante come modalità, soprattutto per quanto riguarda la cooperazione del duetto che deve fare di tutto per proteggersi.
Passiamo ora invece a Gang Wars, vera novità assoluta per un comparto multigiocatore; in questa modalità i giocatori interagiranno in parallelo con la campagna single player portando a termine degli obiettivi che, in base a come vengono conclusi, sbloccano missioni differenti. Si innescano così vere e proprie trame secondarie che vanno ad intrecciarsi con l’avventura di Max, in grado di regalare altre emozioni ai videogiocatori e ad ampliare notevolmente la longevità del titolo.

Video”film”game
Dal punto di vista tecnico Max Payne 3 è un capolavoro d’arte. Come vi abbiamo già detto in precedenza registicamente parlando questo titolo si avvicina più allo status di un lungometraggio cinematografico che a quello di un videogame. Nelle cutscene predominano i colori caldi, che si mischiano ad un effetto grana che fa sembrare il tutto ancor più d’impatto. Il dettaglio è eccellente sia per quanto riguarda i filmati che per le scene d’azione, dove le ambientazioni sono rese al meglio sia per quanto riguarda la qualità delle texture che per i paesaggi a sfondo. Le skin dei personaggi sembrano realistiche alla massima potenza, ed è impressionante vedere come è stata realizzata la pelle di tutti coloro che partecipano ai filmati d’intermezzo.
Per quanto riguarda l’IA abbiamo notato una buona reazione, salvo in qualche raro caso dove gli avversari rimanevano “incastrati” senza sapere che fare, mentre i loro colleghi scaricavano caricatori interi addosso al nostro Max.
Infine l’audio, composto da una colonna sonora che accompagna in modo eccellente ogni azione del gioco. Il linguaggio parlato è localizzato in inglese, e noi italiani dobbiamo accontentarci dei sottotitoli anche se, piccola nota dolente, sono stati inseriti con un carattere di piccole dimensioni e a stento si riescono a leggere su TV di media grandezza.

RASSEGNA PANORAMICA
Aspetto Tecnico
9.5
Gameplay
9.0
Trama
9.0
Intrattenimento
9.0
Antonio Loparco
Videogiocatore sin da piccolo, ho iniziato ad addentrarmi nel mondo videoludico con Amiga600. Pian piano ho provato varie piattaforme fino all'acquisto della prima PlayStation che è rimasta da sempre la mia console preferita.
max-payne-3-recensioneMax Payne 3 è il degno sequel di una serie che ha sempre avuto e meritato successo. Rockstar in questa gen sembra ormai essere una garanzia di qualità, mostrando carattere per le trame proposte e capace di caratterizzare i titoli che sviluppa con novità sempre ben azzeccate. Le qualità tecniche di quest'ultimo capitolo di Max sono forse le più performanti sinora viste in un titolo di questa generazione, e personalmente sono rimasto a bocca aperta dal primo all'ultimo filmato visto in questo titolo. Un videogame carico d'azione, di colpi di scena e corredato da un comparto multigiocatore che propone modalità degne di essere giocate ed approfondite. Sinceramente Max Payne 3 è uno dei pochi titoli dove non ho tanto dovuto notare le bellezze quanto far caso alle imperfezioni, per vedere se Rockstar avesse fatto qualche passo falso, ma il risultato è stato sbalorditivo nel vedere come tutto filasse liscio dall'inizio alla fine. Un must have

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