Grand Theft Auto e Red Dead Redemption sono due titoli che parlano da soli. A partorirli è la stessa software house, Rockstar, che propone sul mercato titoli dalle dimensioni decisamente fuori dal comune che riscono ad avere praticamente sempre il giusto equilibrio tra qualità e divertimento, riuscendo a catturare il videogiocatore sin dai primi momenti di gioco.
Si parla però ormai da tempo in tutti gli angoli delle testate videoludiche di un nuovo titolo che è nelle mani di questo team, e che promette di essere un titolo che lascerà il segno in questa next-gen. Stiamo parlando ovviamente di L.A. Noire, che immerge il videogiocatore in un mondo malavitoso che si annidia in una Los Angeles Anni ’40.
E’ un lavoro per Phelps
Siamo subito dopo la seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti ne sono usciti vincitori e la ripresa economica è in piena attività. Los Angeles è in fermento, spuntano grattacieli come funghi e iniziano ad essere presenti quartieri sempre più lussuosi. La vita in questa città diventa quindi uno status simble del benessere, dove gli abitanti gioiscono di ogni piacere e di ogni comodità che si possa desiderare. Ma come sempre non tutto ciò che luccica è oro. Nei quartieri più malfamati anche la malavita si riorganizza, e attraverso incendi dolosi, serial killer assoldati per depistare le indagini, traffici di droga e scommesse clandestine iniziano a prendere sempre più piede le organizzazioni criminali, che tentano di detenere il potere della città.
E’ proprio qui che entriamo in gioco noi nei panni di Cole Phelps, ex marine appena rientrato dalla guerra che inizierà a lavorare per la polizia. Il suo ruolo? Investigatore, ma grazie al successo nelle indagini riuscirà a far carriera nei vari reparti diventando un serio problema per la malavita locale.
La trama è senza dubbio una parte focale di L.A. Noire, e non ha di certo meno spessore rispetto a quelle che possiamo giocare negli altri due colossi di Rockstar. Andremo avanti liberi per la città, esplorabile al 100% sin da subito, utilizzando vetture di tutti tipi con un una visuale in terza persona e la possibilità di muovere la telecamere in tutte le direzioni. Potremo poi affrontare missioni primarie e secondarie, che ci metteranno davanti a casi sempre più complessi ed intriganti.
Si tratta quindi di un vero e proprio free-roaming, ma dà al videogiocatore un andamento più lineare per affrontare le missioni. Andare in giro qua e la per la città infatti non porterà a nulla di concreto ai fini della storia principale, anche se è stata inserita un’apposita opzione chiamata free roam che permetterà, anche dopo aver finito la storia, di girovagare per cercare gli oggetti collezionabili o per affrontare le missioni secondarie.
La story-line si sviluppa attraverso ventuno casi investigativi, che ruotano attorno alla criminalità organizzata di Los Angeles e che inizialmente non sembrano avere un nesso l’uno con l’altro, ma man mano che andiamo avanti i nodi si scioglieranno e si scoprirà un filo logico tra tutti i delitti commessi. Tra ogni caso e l’altro ci saranno delle scene non interattive, che attraverso dei flashback faranno vedere le vicende avvenute durante il periodo precedente a quello che si sta vivendo, soprattutto con molti accenni che riportano alla guerra; inoltre durante i casi sarà possibile raccogliere alcuni giornali che faranno partire dei filmati che approfondiranno le vicende dei personaggi coinvolti nel caso.
Un sistema collaudato
Veniamo ora ad uno dei punti fondamentali per questo genere, il gameplay. Phelps si controlla con lo stesso setting di tasti già collaudato e approvato negli altri due titoli Rockstar, e questo vale sia per le sequenze a piedi che quelle che dovremo affrontare a bordo di un veicolo.
Durante le sparatorie si potrà usufruire dell’ormai conosciuto sistema di copertura fisso, già visto e rivisto nei titoli di questo genere. Dobbiamo però dire che le fasi “action” non sono di certo il fulcro di L.A. Noire, ma anzi le troveremo principalmente nelle missioni secondarie, che hanno anche appunto il compito di variare il gameplay del titolo per non incappare in una monotona routine. Per accedere a queste missioni è molto semplice: mentre saremo alla guida di un’auto della polizia riceveremo alcune chiamate che potremo accettare li sul momento, e che ci porteranno ad affrontare inseguimenti, sparatorie o altre situazioni molto varie l’una dall’altra.
Inoltre per raggiungere una zona di Los Angeles non avremo a disposizione il classico GPS che ci indica la strada da seguire, bensì sarà il nostro compagno di squadra (sempre presente) che con la semplice pressione del tasto quadrato ci dirà dove svoltare per raggiungere l’obiettivo. E’ inoltre possibile raggiungere in modo veloce ed automatico la destinazione facendo guidare il veicolo al nostro partner, premendo in prossimità del mezzo il tasto triangolo.
In sostanza si tratta di un titolo che non vede grandi variazioni dal punto di vista del gameplay, ma prende quasi di sana pianta le meccaniche di gioco già viste in GTA o RDR. Si intuisce però che grazie anche all’attenzione messa nel variare le missioni secondarie il team di sviluppo abbia voluto dare un peso non indifferente alla trama, che si svolge con una narrazione davvero degna di nota per tutta la durata del titolo.
Elementare Watson!
Ma cosa è necessario fare per investigare nei casi ed arrivare al colpevole? Come bisogna muoversi e a cosa dobbiamo stare più attenti? Una volta arrivati sul luogo del delitto la prima cosa da fare è osservare con attenzione la zona, in cerca di prove che possono portare ad indizi abbastanza rilevanti ai fini dell’indagine. In base quindi a quello che riusciamo a scoprire e ad intuire avremo più o meno variabili che ci porteranno alla soluzione del caso in modo più o meno semplice. Ovviamente per approfondire ciò che abbiamo scoperto sulla scena del crimine potremo effettuare degli interrogatori, ed anche questi varieranno in base alle prove raccolte. Ad ogni risposta che riceveremo dall’indiziato potremo rispondere in tre modi, ossia credergli, accusarlo di mentire o mettere in dubbio la sua parola. Nel caso in cui decidiamo di accusarlo di menzogna dovremo selezionare l’indizio che può sostenere la nostra tesi. In questi casi gioca una relativa importanza anche la mimica facciale, riprodotta in modo molto realistico e che fa spesso capire se chi è dall’altra parte del tavolo sta dicendo la verità o ci sta nascondendo qualcosa.
Quando si risolve il caso si acquisiscono punti esperienza che fanno alzare i punti intuito. Questi li potremo utilizzare nelle indagini successive per eliminare alcuni indizi che potrebbero farci depistare dalle indagini, per eliminare una delle tre domande di cui abbiamo parlato poco fa negli interrogatori, o per segnalare tutte le prove disponibili sullo scenario del delitto.
E’ inoltre possibile selezionare dal menù alcune semplificazioni, che interrompono la fine della musica investigativa quando abbiamo raccolto tutte le prove o attivano un suono di un campanello quando ci avviciniamo ad un indizio. Certo questo permette ai videogiocatori di andare più spediti nella story-line e di perdere meno tempo a setacciare nel minimo dettaglio la scena del crimine, ma a nostro avviso toglie una buona parte della bellezza di questo titolo rendendolo troppo semplice.
Purtroppo però nella parte centrale di L.A. Noire si nota un calo dal punto di vista della narrazione, che risulta essere un pò monotona e che quasi obbliga il videogiocatore ad affrontare le missioni secondarie per variare la ripetitività che si presenta nel corso della storia. Fortunatamente superata questa fase inizia una seconda parte del gioco molto valida, che decolla dal punto di vista dell’intrattenimento, e dove il passare da una squadra investigativa all’altra regala un toccasana di novità ben gradite.
Los Angeles nel dettaglio
Parliamo ora del lato tecnico di L.A. Noire, che risulta essere leggermente migliore rispetto agli altri due colossi Made in Rockstar. Si notano infatti netti miglioramenti per il frame rate e per una maggiore definizione delle ombre, che risultano essere più realistiche, mentre l’aliasing è ancora molto presente soprattutto se andiamo ad analizzare la struttura cittadina. Si nota inoltre una maggior cura delle scene del crimine, decisamente da elogiare grazie alla cura maniacale del dettaglio, piuttosto che del resto della cittadina, di realizzazione più “sempliciotta”.
Si fa caso inoltre un taglio registico simile a quello cinematografico, soprattutto per quanto riguarda l’alternarsi delle sequenze di gioco con i filmati d’intermezzo, inseriti con cura e realizzati con inquadrature originali e d’impatto.
Per quanto riguarda l’audio il doppiaggio è totalmente in inglese, ed eguaglia la qualità della mimica facciale offrendo un mix veramente ottimo capace di coinvolgere ancora di più il videogiocatore. Ovviamente il tutto è accompagnato dai sottotitoli in italiano, per chi ha delle difficoltà con la lingua del Regno Unito. La colonna sonora è si di grande impatto ma offre una quantità di brani troppo ridotta, e ci ritroveremo quindi spesso a dover ascoltare le stesse melodie, dando anche a volte un senso di monotonia.