Finalmente è arrivato anche nel territorio nostrano il nuovo titolo esclusivo PS Vita prodotto dai Japan Studio, già autori degli ottimi Locoroco e Patapon. Il cambio di rotta e genere avrà portato ai frutti sperati? Scopriamolo insieme analizzando Soul Sacrifice, nuovo ed esclusivo titolo per la portatile Sony.
Sacrifichereste tutto per la libertà?
Soul Sacrifice ci mette nei panni di un eroe senza nome, in una prigione d’ossa dove a dar via alle danze ci pensa un altro prigioniero accanto a noi, che provando a liberarsi attira le ire di Magus, oscuro stregone, deciso a raggiungere il potere supremo e la vita eterna mediante il continuo sacrificio di esseri umani. Da questo macabro sacrificio iniziale, scopriremo il libro che farà da cardine a tutte le nostre peripezie, donandoci la possibilità di rivivere i ricordi del suo scrittore ed imparare le arti magiche necessarie alla nostra fuga ed alla sconfitta di Magus.
I primi ricordi che avremo modo di giocare fungeranno da tutorial, per mostrare al giocatore il modus operandi della produzione, facendoci anche saggiare il potere di un personaggio di alto livello. Subito dopo verremo catapultati nella sequenza di eventi che, in circa venti ore suddivise tra missioni principali e secondarie, ci porteranno al compimento della nostra impresa, svelando retroscena, personaggi ed una trama matura e ricca di colpi di scena. Tutto quello che dovremo fare sarà sfogliare le pagine del libro e rivivere i ricordi contenuti al suo interno, lasciandoci la libertà di sacrificare o salvare ogni singolo nemico che inconteremo sul nostro cammino, boss inclusi (i quali diventeranno alleati se salvati), influenzando in maniera attiva sia lo svolgimento delle missioni successive sia lo sviluppo attivo del personaggio.
Redenzione o Dannazione? Non è così semplice.
Dopo le prime fasi di gioco ci renderemo conto di come al giocatore venga data l’impressione che il salvare un’anima significhi redimerla dalle sue malefatte, mentre il sacrificarla serva solo ad accrescere i nostri poteri. Inoltre la trama, nel suo corso, presenterà delle svolte repentine, dove il bianco potrebbe diventare nero e viceversa. Come dicevamo poco più su, sconfiggendo i boss (qui rinominati Arcimmondi) potremo aumentare la schiera dei nostri alleati, da utilizzare nelle missioni secondarie che lo permettono, ognuno dotato di proprie abilità, un proprio carattere ed una propria affinità con il protagonista, dettata dal comportamento che terremo in battaglia.
Il combat system si rivela sin da subito semplicissimo da padroneggiare ma ben strutturato e molto più profondo di quanto non sembri nei primi minuti di gioco. Prima delle battaglie avremo la possibilità di personalizzare il nostro protagonista, scegliendone il nome, l’aspetto e le abilità, che spaziano dagli incantesimi di attacco ai glifi passivi, passando per dei rituali oscuri dal potere devastante.
Gli incantesimi a nostra disposizione sono compresi tra tutti i possibili campi del classico fantasy, permettendoci di scagliare onde di fuoco e ghiaccio, scatenare lame rotanti, evocare scudi, alleati o armi, curarci o sacrificare la nostra salute per trasformare il nostro sangue in colpi diretti verso i nemici, arrivando ad una varietà di incantesimi ragguardevole. Questi possono essere poi potenziati e fusi insieme per crearne di nuovi e più potenti e, aggiungendo tutte queste combinazioni, riusciamo ad avere una varietà di approcci veramente invidiabile e raramente sperimentata in un contesto così simile al caro Monster Hunter. Di contro, potremo portare con noi solo sei incantesimi a missione, cosa che ci costringerà a ponderare bene la scelta a seconda dell’ambiente e dei nemici che affronteremo, sensibili o meno agli elementi degli incantesimi selezionati, e dovremo fare i conti con un numero di lanci quasi sempre limitato, ma ricaricabile nel corso dell’esplorazione delle mappe mediante dei punti di ristoro individuabili mediante la pressione della freccia direzionale “giù”.
I glifi, che si sbloccano ad un certo punto del gioco, ci forniscono abilità passive di varia natura, che spaziano dall’incremento dei danni all’aumento di difesa e punti ferita e sono influenzati dall’allineamento del nostro personaggio, variabile a seconda dell’approccio ai sacrifici che sceglieremo. Salvando infatti le anime dei nemici aumenteremo la parte “Divina”, che ci darà bonus principalmente protettivi e difensivi, oltre che curarci dalle ferite procurate in battaglia, mentre sacrificandoli aumenteremo il nostro potere d’attacco. Questa dualità del personaggio ci costringe sempre e comunque a ponderare una scelta di campo, non permettendoci di privilegiare eccessivamente nè uno nè l’altro allineamento, pena un incremento deciso della difficoltà degli scontri. Infine abbiamo i Rituali Oscuri, magie di raro potere che si possono attivare solo quando i nostri punti ferita scendono al di sotto del 25% e che ci donano grandi poteri, ma a grandi costi; sacrificheremo permanentemente alcuni parametri del personaggio ad ogni utilizzo, rendendoci meno resistenti, meno forti o meno potenti, ma a tutto c’è una cura….
Il nostro caro Librom (il libro dei ricordi se non si fosse capito) ci informerà che le sue lacrime possono annullare gli effetti negativi dei rituali, ma che ad ogni annullamento serviranno sempre più lacrime, obbligandoci a riflettere attentamente prima di attivare o meno quest’ancora di salvezza.
Per quanto concerne la struttura delle missioni, ci troviamo davanti ad un titolo portatile in tutto e per tutto. I capitoli sono suddivisi in mini missioni, ognuna dotata di una barra che ne segnala la difficoltà e, di solito, necessitano di pochi minuti per essere completate. Questo approccio permette sessioni di gioco sia brevi che lunghe ma rende fastidiosi i continui caricamenti che anticipano l’avvio della missione stessa, nonostante gli stessi siano infarciti di consigli e retroscena su quanto stiamo per vivere nel ricordo selezionato.
Un sacrificio per gli occhi? Non se ne parla..
L’aspetto tecnico del titolo Japan Studios è di quelli che lasciano basito il giocatore più smaliziato; osservando il titolo attentamente non si notano particolari picchi nè di bellezza nè scivoloni di sorta, sia per quanto riguarda la mole poligonale che le texture, ma il tutto si assesta su livelli che oseremo definire discreti. A rendere ottimo l’impatto visivo ci pensa lo stile ed i cromatismi scelti per inscenare le nostre battaglie, presentando sempre scenari evocativi ed immersivi, ricchi di effetti speciali e giochi di luce e presentandosi anche sufficientemente ampi. Inoltre non si notano rallentamenti di sorta in nessun caso, neanche quando a video avremo ben due alleati e quattro/cinque nemici di stazza media. Tutto si muove con fluidità e coerenza, risultando veramente piacevole alla vista.
L’unica nota negativa da sollevarsi è la scarsità di varianti per quanto concerne l’aspetto dei nemici, limitato a circa una decina di nemici comuni texturizzati in modo differente per dare l’idea dell’elemento a cui sono essi collegati.
Il sonoro risulta essere di ottima fattura, presentando rumori e musiche sempre incalzanti e ben amalgamate con la scena e l’atmosfera che si respira nel titolo; il doppiaggio, tutto in inglese, risulta essere fantastico, sia per la presenza di doppie e triple voci in alcuni punti (giocandolo ne capirete il motivo) sia per l’espressività trasmessa, mentre i sottotitoli risultano altrettanto ben fatti e sempre coerenti con quanto esposto dalla voce narrante.