The Persistence – Recensione

The Persistence è un survival/horror che irrompe nella realtà virtuale di Sony, rimanendo un titolo senza infamia e senza lode. Qualche magagna di troppo non mi permette di promuovere a pieni voti il gioco ma rassicuro gli amanti del genere, che possono trovare abbastanza pane per i loro denti. Se avete un PlayStation VR non fatevi problemi ed acquistatelo. Passerete sicuramente diverse ore di divertimento, anche in compagnia grazie all'app gratuita.

Sviluppato e distruibuito da Firesprite Ltd, esce oggi sul PlayStation Store il nuovo The Persistence, titolo esclusivo per la piattaforma PlayStation VR di Sony.
The Persistence è un Survival Horror,
completamente in realtà virtuale, nel quale vestiremo i panni di Zimri che, superstite ad una missione di esplorazione spaziale fallita, cercherà di sopravvivere a bordo della “Persistence” e a tutti gli orrori al suo interno.
Nonostante il genere Survival non sia nelle mie corde, riconosco le qualità di The Persistence che, senza eccellere, sarà in grado di regalare intense ore di divertimento agli amanti del genere.
Iniziamo!

The PersistenceLa nostra recensione di The Persistence!

The Persistence è un Survival Horror Sci-fi, con finali multipli, ambientato, guarda caso, sulla “Persistence”, una stazione spaziale alla deriva dopo un’anomalia strutturale, la quale ha bloccato l’intero (o quasi) funzionamento della stessa. Come vi abbiamo anticipato, il gioco ci metterà nei panni di Zimri, una sopravvissuta all’anomalia che, affiancata via radio da un’altra sopravvissuta, cercherà di riparare la stazione per ritornare sulla terra.
Premetto che l’intera componente survival è giustificata dalla presenza di una “stampante” in grado di ripristinare il nostro corpo in caso di morte. La vita, infatti, non sarà facile per la nostra sopravvissuta. L’intera stazione spaziale è invasa da esseri umani modificati e violenti pronti ad attaccarci a vista.
Non mi dilungo oltre ma, come potrete immaginare da quanto detto sopra, la trama non è di certo originale, né il punto cardine su cui verte l’intero titolo.
Personalmente, nonostante comprenda cosa il titolo voglia comunicare, avrei preferito un maggiore impegno su questa componente, relegando il gioco al semplice genere di appartenenza senza infamia e senza lode.
Se non altro, il titolo riesce a mantenere l’attenzione del giocatore ai massimi livelli durante l’intero susseguirsi degli eventi. Grazie all’immersione garantita dalla realtà virtuale, la tensione, generata dal procedere nei corridoi bui e fatiscenti della stazione e nell’avvertire i raccapriccianti gemiti degli umanoidi assetati di sangue, è altissima. L’ansia provocata è palpabile e ne beneficia di conseguenza l’impatto che la trama ha sul giocatore, nonostante questo sia imputabile più al gameplay che alla narrazione.

The PersistenceThe Persistence fa del suo genere di appartenza la propria unica ragion d’essere. Il titolo comprende infatti due modalità: “campagna” e “sopravvivenza” (disponibile dopo aver completato la prima). Entrambe sono pressapoco identiche, l’unica differenza consiste nel numero limitato di morti disponibili in “sopravvivenza” (massimo 10).
Premetto che il titolo si basa, come detto in apertura, anche sulla morte del vostro personaggio. Nel caso di una sfortunata dipartita, verrete riportati nella sala di inizio gioco senza armi o strumenti guadagnati in precedenza. Resteranno in vostro possesso solo i potenziamenti e gli equipaggiamenti selezionabili dalla base. Voglio inoltre aggiungere che non vi è alcuna traccia di salvataggio manuale all’interno del gioco. Infatti, il titolo salverà automaticamente SOLO quando si cambia piano o si muore, costringendo il giocatore a lunghe sessioni di gioco, obbligatorie se non vogliono perdere i progressi ottenuti. Posso capire che la natura survival del gioco non permetta di salvare quando si vuole, ma avrei comunque optato per qualche altra restrizione che non fosse la morte o la perdita dei progressi.
Entrati nei panni della nostra protagonista inizierà la nostra avventura all’interno della Persistence. La stazione spaziale è strutturata su più livelli in ordine di difficoltà crescente, ognuno dei quali conterrà un obiettivo da portare a termine per proseguire nella trama.
I piani vengono generati proceduralmente di volta in volta. Tutte le volte che morirete o che cambierete piano la mappa verrà ripristinata, rendendo sempre diverso l’ambiente che vi troverete davanti. A dirla tutta, le stanze non sono infinite e molto presto il senso di déjà-vu avrà il sopravvento. Ammetto, però, di aver preferito questa soluzione al semplice ripetersi delle stesse aree, soprattutto dopo aver preso confidenza con il gioco ed aver utilizzato questa funzione a mio vantaggio, ripristinando di proposito la mappa nel caso non fosse come sperato.

All’interno dei vari piani della stazione faremo la “conoscenza” di tutti i mostri assetati di sangue che sono sulle nostre tracce. La varietà dei nemici incontrati non è elevatissima nonostante il loro posizionamento procedurale, conseguente alla mappa, renda la loro presenza sempre diversa e inaspettata, aumentando di gran lunga l’attenzione che il giocatore viene chiamato a prestare prima di andare allo sbaraglio. Lascio a voi il piacere di scoprire le varie tipologie di nemici che incontrerete, sappiate solo che avrete a che fare con scontri ravvicinati e non. Uomo avvisato mezzo salvato!

Entrati quindi in contatto con il nemico, il gioco lascia a noi la scelta se affrontarlo direttamente o se adottare un approccio silenzioso. Nonostante sia preferibile l’approccio stealth, soprattutto agli inizi, potrete tranquillamente buttarvi a muso duro nella mischia, affrontando faccia a faccia i vari esseri che vi attaccheranno.
Il gioco ci mette a disposizione diversi strumenti da offesa e da difesa. Inizialmente saremo in possesso dell’unico strumento/arma permanente della nostra partita, il “raccoglitore di cellule staminali”. Questo strumento potrà essere utilizzato sia come arma contundente sia, più efficacemente, come arma stealth. Infatti, se arriverete alle spalle di un nemico, potrete colpirlo e prosciugarlo di “cellule staminali” (il cui utilizzo è spiegato qui sotto), uccidendolo. Man mano che continuerete la partita entrerete in possesso di moltissime altre armi: manganelli, pistole, granate e strumenti ognuno dei quali diverso sia per utilizzo che per caratteristiche. Ogni arma o strumento che troverete/creerete avrà un numero massimo di utilizzi. Questo numero sarà sempre visibile sul lato destro dell’interfaccia di fronte a voi oppure nell’apposito menù in cui vengono mostrati tutti gli armamenti di cui siete in possesso.
Personalmente, nonostante abbia preso parecchie bastonate, ho sempre preferito l’approccio diretto, cercando di posizionarmi al meglio per vincere i duelli con la sola forza bruta. Ammetto che, probabilmente, la maggior parte delle mie morti è stata propiziata dal mio atteggiamento, ma far fuori “quegli schifosi” era troppo divertente!

Esplorando i piani della stazione ed uccidendo nemici entrerete in possesso di tre diversi oggetti indispensabili per migliorare il vostro arsenale, potenziare il vostro personaggio e garantirvi, di conseguenza, una maggiore probabilità di successo: Cellule staminali, Gettoni Erebus e Fabchip.
Le cellule staminali, simili a delle fiale arancioni fosforescenti, vengono utilizzate per aumentare le statistiche base del vostro personaggio: salute massima, danno corpo a corpo, silenziosità e materia oscura (utile per i piccoli teletrasporti di movimento e poco altro). I potenziamenti sopra elencati saranno permanenti, per cui raccogliete più cellule staminali possibile, anche prosciugando i nemici con uccisioni silenziose se necessario.
I gettoni Erebus andranno utilizzati nelle stazioni di creazione. Questa macchine, sparse casualmente per i piani, vi daranno la possibilità di acquistare e potenziare armi e strumenti. Con i gettoni dovrete inizialmente sbloccare i vari oggetti, poi potrete potenziarli per avere più utilizzi/munizioni e caratteristiche differenti (come l’elettricità sul manganello).
Infine, i Fabchip, simili a valigette azzurre, vengono utilizzati per acquistare gli oggetti precedentemente sbloccati e per creare gli schemi dell’attrezzatura.
Fortunatamente tutte le tre valute sopracitate non verranno perse nel caso di vostra dipartita. Permettendovi quindi di potenziarvi e ritentare.
Nella zona di partenza è possibile gestire il nostro personaggio. Ai lati del punto di “spawn” vi saranno due macchinari utili al miglioramento perenne delle caratteristiche del personaggio. Uno è dedicato al potenziamento tramite cellule staminali sopracitato, l’altro invece serve a personalizzare l’attrezzatura “vestita” da Zimri. Infatti, uccidendo nemici, potremo trovare degli schemi, ologrammi a forma di cubo di colore diverso in base alla rarità. Questi schemi possono essere utilizzati per potenziare la nostra attrezzatura, migliorando ad esempio la velocità del personaggio, la difesa e così via.
Una critica personale, che posso fare a riguardo, è il metodo di raccolta dei vari oggetti. Per farli nostri dovremo necessariamente avvicinarci e guardarli. Questo comporta il movimento diretto della testa e del collo che, alla lunga, stanca e provoca qualche fastidio.

The Persistence può essere giocato con un’altra persona. Questa possibilità è data dall’APP ufficiale del gioco, scaricabile gratuitamente su smartphone e tablet, che permette ad un vostro amico (collegato al vostro stesso wifi, quindi insieme a voi) di accedere alla vostra partita in qualunque momento.
Questa funzione mi ha colpito più del previsto. Il “giocatore app” vedrà la mappa di gioco con riportati oggetti e nemici e potrà decidere se aiutarvi o rendervi la vita difficile. Il giocatore app potrà, infatti, intralciarvi spegnendo le luci e facendo arrivare nuovi nemici oppure aiutarvi rivelandovi la posizione di oggetti nascosti o congelando i nemici.
Il poter giocare con un amico rende ancor più vario e divertente l’intero pacchetto. Sicuramente una delle qualità che più ho apprezzato.

Tecnicamente parlando The Persistence risulta discreto. Le ambientazioni, come detto in apertura, sono fin troppo simili fra loro e, nonostante un comparto audio ben realizzato, avrei preferito maggiore varietà.
I modelli dei nemici, seppur ripetitivi, sono ben realizzati ma carenti sul fronte animazioni, sia di attacco che di movimento.
Caricamenti nella norma e nessun calo di frame aiutano il tutto a scorrere liscio fino alla fine.
Il titolo è doppiato in inglese, ma rassicuro tutti voi con la completa traduzione in italiano di tutti i testi, sia dei sottotitoli che dei menù.
Faccio i miei complimenti a Firesprite per la completa personalizzazione dei controlli di movimento, per agevolare i giocatori che soffrono di motion sickness. Quando aprirete per la prima volta il gioco, vi verranno mostrate tre distinte modalità di movimento che potrete modificare in qualunque momento e che potrete anche personalizzare statistica per statistica. Ben fatto!
Infine, potrete interagire con il gioco solamente con il controller base di PS4, muovendovi con le levette analogiche. Non potrete utilizzare i controller PlayStation Move per giocare.

GUIDE TROFEI

Mirco Neri
Mirco Neri
Nato già vecchio, Mirco entra nel mondo dei videogiochi fin dalla tenera età, passando le giornate a guardare il fratello giocare su computer. Non appena le mani divennero abbastanza grandi da impugnare un pad, nulla lo ha più allontanato dai videogiochi. Appassionato di quasi ogni genere videoludico, Mirco cerca di testare con mano ogni gioco che gli capita sotto tiro, dalle corse automobilistiche ai giochi di ruolo. Nonostante l'età avanzi inesorabile continua a pensare che il pad lo seguirà nella tomba.

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The Persistence è un survival/horror che irrompe nella realtà virtuale di Sony, rimanendo un titolo senza infamia e senza lode. Qualche magagna di troppo non mi permette di promuovere a pieni voti il gioco ma rassicuro gli amanti del genere, che possono trovare abbastanza pane per i loro denti. Se avete un PlayStation VR non fatevi problemi ed acquistatelo. Passerete sicuramente diverse ore di divertimento, anche in compagnia grazie all'app gratuita. The Persistence - Recensione