Star Wars e Star Trek sono forse per definizione le due saghe fantascientifiche più famose sulla terra e vantano entrambe un numero di fan elevatissimo. Spesso e volentieri chi ama una non sopporta l’altra ma Star Wars, finora, è riuscita a realare in ambito videludico alcuni titoli degni di nota, come il recente uscito Star Wars Battlefront o l’ultimo in ambito LEGO, Il Risveglio della Forza. Al contrario, Star Trek ci prova e ci riprova ormai da anni senza validi risultati, facendo storcere il naso a chi da sempre ama questa saga. Ubisoft però ci prova ancora e con Star Trek: Bridge Crew tenta il passo più lungo della gamba proponendo un titolo dedicato all’universo creato da Gene Roddenberry tuffando i giocatori nel pieno dell’azione, con la tecnologia VR.
In primis, Star Trek: Bridge Crew ci mette comodi in poltrona, in una delle quattro postazioni principali presenti a bordo della U.S.S. Aegis, una nave decisamente più piccola rispetto alla famosa Enterprise, quest’ultima sbloccabile e che si differenzia per una maggior resistenza agli attacchi a discapito di qualche opzione avanzata dei computer di bordo.
Capirete sin da subito che ogni ruolo sulla plancia della nave avrà dei compiti ben specifici: il tattico fa fuoco e invia segnali di disturbo ai sistemi nimici, il timoniere è l’addetto alle manovre della nave, l’ingegnere ripara i danni ed incanala l’energia ai sistemi elettronici e, infine, abbiamo il capitano che ovviamente coordina tutto ciò che deve avvenire sulla nave.
Questi ruoli saranno giocabili in due modalità. La principale, la campagna, è composta da poche missioni che vengono scandite da un ritmo ad episodi, proprio come la serie TV, in cui dovremo assecondare una serie di ordini che ci vengono imposti; un vero peccato, ci aspettavamo un titolo che ci desse la possibilità di scegliere la gestione delle situazioni, come dei veri e proprio capitani di una nave, con tanto di responsabilità e conseguenze differenti in base alle decisioni prese. Quello che però ci sentiamo di dirvi, è di addentrarvi prima in queste missioni in quanto fungono da vero e proprio “campo da addestramento”, molto utile per riuscire ad affrontare al meglio la seconda modalità: gli Ongoing Voyagers. Si tratta di livelli generati da elementi casuali suddivisi in quattro distinte categorie: Scorta, ricerca, recuper e salvataggio. In questo caso è meno presente il binario da seguire ed è finalmente possibile buttarsi in mondi sempre nuovi, pronti a prendere le nostre scelte in quanto non sapremo cosa dovremo affrontare.
Effettuando varie sessioni di gioco, anche prolungate, abbiamo notato una totale assenza dell’effetto motion sickness, un fattore sicuramente dovuto al fatto che al movimento della testa corrisponde il solo e rispettivo movimento dell’inquadratura, a differenza di altri titoli su cui grava questo problema ma che associano vere e proprie azioni di gameplay all’azione motoria del giocatore.
Star Trek: Bridge Crew trova il suo punto di forza nel multiplayer in quanto ogni missioni è strutturata per tenere impegnate quattro persone differenti sulle rispettive poltrone della plancia di comando. Giocare in singleplayer significa infatti chiudere un occhio su quelle che saranno le scelte della IA, non sempre azzeccate; in solitaria, sarà possibile cambiare postazione e gestire ogni azione sulla nave ma, a lungo andare, questi passaggi risultano essere troppo macchinosi.
Quello che quindi vi consigliamo è di buttarbi il prima possibile nel multiplayer, in cui la cooperazione delle azioni è senza ombra di dubbio la chiave fondamentale per il successo e, in tal senso, gli ordini del comandante hanno un notevole impatto.
Il ritmo di queste sessioni è ben scandito e altera fasi più calme con altre più frenetiche, legate ai combattimenti. Quest’ultimi richiedono una certa dose di strategia: andare ad armi spianate non sarà infatti l’approccio migliore da adottare in quanto la nostra fidata Aegis non sarà in grado di reggere un gran quantitativo di colpi. Le manovre ed il giusto tempismo nel far fuoco saranno quindi la chiave fondamentale per arrivare al successo, considerando anche che siluri fotonici e phaser saranno le uniche due armi a nostra disposizione.
Fino ad ora avete letto una serie di notizie che fanno sembra Star Trek: Bridge Crew un titolo dalla qualità altalenante, pendente verso il positivo. Tuttavia, non abbiamo ancora parlato di uno dei problemi che minano maggiormante il titolo e che viene fuori non appena indossiamo il visore Sony. Da subito ci imbatteremo infatti in una grafica forse alla pari di alcuni titoli usciti su PS2, mostrando un quadro tecnico generale che non convince sotto nessun aspetto. Altre problematiche le si riscontrano anche nella gestione dei movimenti con PlayStation Move, non troppo precisi e che in più occasioni ci impediranno di svolgere anche le azioni più basilari.
Un peccato anche per l’ennesima scelta da parte di Ubisoft che non permette di giocare al titolo senza una connessione in rete, scelta che può minare l’esperienza di gioco a coloro che vivono in zone in cui l’ADSL non è poi così stabile.
In sintesi, Star Trek: Bridge Crew gode di una modalità cooperativa di tutto rispetto, che può far divertire soprattutto se vi trovate in compagnia di amici che conoscete (se giocherete con compagni random è consigliabile avere una buona conoscenza dell’inglese in quanto il matchmaking non permette la scelta di una specifica nazione o lingua). Peccato che l’utilizzo macchinoso dei Move risulti essere la causa per cui questo titolo non riesce ad essere un’esperienza di realtà virtuale degna di nota.