Circa un mese è passato da quando la nuova tecnologia PlayStation VR è approdata ufficialmente sul nostro mercato. Tanti i pareri contrastanti del pubblico videoludico che hanno portato a consensi e dissensi, sicuramente complice anche la line-up di lancio che non è riuscita a catturare a pieno l’attenzione. Con un leggero ritardo arriva Robinson: The Journey, un titolo che sin dal suo annuncio ha incuriosito molto coloro che hanno sempre visto la Realtà Virtuale come un’ottima opportunità di sviluppo e progresso in ambito tecnologico e ludico.
Lo sviluppo è di Crytek e l’essere esclusiva PlayStation 4 lo ha candidato come uno dei titoli di punta del visore Sony, arrivando sul mercato dopo due esperimenti di VR già portati a termine dal team come la demo Back to Dinosaur Island e il gioco The Climb, da cui Robinson prende infatti alcuni spunti. Detto questo non ci resta che indossare il visore ed iniziare a vivere quest’avventura tra i bestioni della preistoria!
Robinson Crusoe…nel futuro!
L’alter-ego che andremo ad impersonare in Robinson: The Journey altro non è che un “naufrago” in balia delle insidie di un pianeta a lui sconosciuto, dove la vegetazione fa da padrone e ancora nessun meteorite è arrivato per estinguere i dinosauri. Questo pianeta, dal nome Tyson III, ha molto a che vedere con la nostra Terra e il protagonista, Robin, vi finisce a seguito del disastro avvenuto all’astronave Esmeralda da cui non sembrano esserci sopravvissuti.
L’avventura che andremo ad affrontare inizia però molto dopo questo avvenimento, durante una qualsiasi giornata di Robin su questo pianeta dove passa il suo tempo a riparare strumentazioni che gli permettono di continuare a sopravvivere nel nuovo habitat, vivendo all’interno della navicella in compagnia di Laika. Questo animale domestico inconsueto, un cucciolo di T-Rex addestrato a dovere, ci farà compagnia insieme ad HIGS, un dispositivo fluttuante guidato da intelligenza artificiale che ci aiuterà istruendoci sulle azioni da svolgere.
Tutta l’avventura ruota attorno a questi tre personaggi che interagiscono tra loro senza arrivare ad un legame abbastanza intenso da riuscire a raggiungere una connessione “profonda” con il giocatore, causa anche le poche interazioni che vengono proposte, soprattutto con il dinosauro.
L’avventura di Robin inizia per la sua curiosità e necessità di esplorare Tyson III, una visita che lo porterà ad alternare fasi esplorative con altre in cui dovrà risolvere alcuni enigmi. Quest’ultimi riescono ad incuriosire il giocatore solamente nelle prime fasi di gioco, passate le quali ci si rende conto che si sarebbe potuto fare di più dal punto di vista della loro intuitività; spesso ci si trova infatti a dover perdere troppo tempo per riuscire a capire cosa è necessario fare per poter proseguire, a causa di scarsi indizi che indicano la strada da prendere. Per colpa di questo aspetto ci si trova spesso a girovagare senza una meta precisa, provocando al giocatore uno stato di smarrimento spesso non trascurabile.
Tra dinosauri e nausea
Robinson: The Journey, come abbiamo detto poco sopra, esce sul mercato subito dopo il lancio di PlayStation VR e, sicuramente, è un titolo sviluppato ad-hoc per mostrare le potenzialità della Realtà Virtuale…e ci riesce abbastanza bene. Sin da subito si fa caso agli scenari del pianeta Tyson III, dall’impatto scenico che toglie il fiato e che, grazie alla visuale in prima persona e all’ottimizzazione del motore CryEngine di Crytek, riesce ad immergerci in un mondo fuori dal comune.
La natura sovrasta ogni scena con vegetazione, fiumi, cascate e dinosariuri e il tutto si mischia con uno sprizzo di tecnologia dato dai resti dell’Esmeralda, che giace sul suolo ed è quasi sempre presente nello scenario.
Man mano che andremo avanti con la nostra avventura Robin appunterà sull’enciclopedia elettronica le varie razze che incontra lungo la trada, aspetto che incoraggia il giocatore ad esplorare l’inedito pianeta. Una volta avvistate per la prima volta, bisognerà catalogarle e per far ciò il protagonista ha a disposizione un dispositivo che gli permette anche di muovere pesanti oggetti.
Per gestire le azioni è possibile utilizzare il DualShock 4 e Crytek ha cercato di ottimizzare al meglio i comandi per limitare l’effetto della motion sickness. L’impossibilità di correre e la personalizzazione di alcune configurazioni sono i due fattori che possono diminuire questo fastidio ma, nonostante ciò, Crytek non è riuscita a raggiungere l’effetto voluto in quanto i movimenti di Robin portano a malori non trascurabili, anche per sessioni di gioco abbastanza brevi. E’ vero che questo effetto è molto personale ma qui siamo a livelli più incisivi rispetto a quello che abbiamo potuto provare in altri titoli, dove era presente ma con intensità minori.
Segnaliamo infine che Robinson: The Journey è disponibile anche per PlayStation 4 Pro ma purtroppo non abbiamo potuto provare questa versione. Le migliorie effettuate da Crytek per questa edizione come effetti di luce più curati, texture più dettagliate, distanza visiva incrementata e fluidità maggiore sono sicuramente apprezabili ma vi assicuriamo che dal punto di vista tecnico questo titolo si presenta decisamente bene anche sulla normale PS4.